F., italiana, 35 anni.
Sta scontando tre anni e sei mesi. Dopo due anni di carcere ha ottenuto la libertà vigilata, in affidamento ai servizi sociali e lavora nel laboratorio in città. L’accessorio preferito è il Portachiavi in Mano.
“Se hai commesso un delitto, quando ti rinchiudono hai due possibilità: deprimerti molto oppure trovare una nuova strada.
La via di mezzo non esiste. Io sono stata fortunata ad essere accettata in sartoria perché mi ha permesso di maturare. Senza dubbio si tratta del metodo giusto per reintegrarci nella società.
Ho imparato ad essere sarta e anche a dare una nuova vita alla merce di scarto, ad apprezzare quello che in genere buttiamo via.
Una cosa molto importante, perché quando ci arrestano siamo noi a sentirci da buttare via, persone di scarto.
Poi c’è il trauma del carcere, così pieno di stimoli negativi… in tante non ce la fanno e si ammazzano.
Invece lavorando con Luciana, giorno dopo giorno impariamo che anche le persone possono essere recuperate, proprio come i pezzi di stoffa destinati alla spazzatura.
Quando avrò finito di scontare la mia pena voglio continuare a lavorare a Made In Carcere. Non è solo un lavoro, è un’attività che aiuta tante persone.
Mi piacerebbe anche molto potere fare la volontaria e stare vicino alle detenute. In carcere ci sono dei momenti terribili e una sola frase può fare una differenza immensa.
Una volta Luciana ci ha detto “La vedete questa borsa? È stata cucita da una donna che non aveva mai preso un ago in mano!” Ecco, sembra una frase come tante, a me ha ridato la vita.”