E., 38 anni, rumena zingara, sta scontando tredici anni.
Sta lavorando per Made in Carcere da 3 anni ed è bravissima alla taglia e cuci. Quasi tutte le etichette Made in Carcere sono rifinite da Lei. La sua borsa preferita è la Borsa Inquadrata.
“Quando sono entrata in carcere, sei anni fa, ho pensato che la mia vita fosse finita. Io ho sempre mantenuto la mia famiglia e loro non avevano soldi da mandarmi. Per guadagnare qualcosa, fortunatamente mi hanno fatto lavare i corridoi del carcere. Ma solo per due mesi. Poi, finalmente, sono stata accettata in sartoria. Una grande svolta! Prima di essere arrestata rubavo profumi e vestiti e li rivendevo a Porta Portese a metà prezzo. Non avevo mai imparato un lavoro normale.
Mi sono detta: “Quest’opportunità è d’oro. Io lavorerò, non so fare niente ma ce la metterò tutta per imparare un mestiere”. In realtà avrei desiderato lavorare anche prima dell’arresto, ma per una zingara analfabeta non ci sono tante possibilità. Oggi lavoro da due anni a Made in Carcere. Con i soldi che guadagno, mio marito e mio figlio possono permettersi di vivere in un appartamento e non più in una baracca.
Adesso anche mio marito lavora e nostro figlio va a scuola, non sarà analfabeta come me. Mia figlia ha tre figli e aiuto anche un po’ loro. Quando uscirò so che non avrò più bisogno di rubare, voglio insegnare a mia mamma e ai miei quattordici fratelli a cucire e potremo aprire una sartoria in Romania
Prenderò mio marito per mano e insegnerò anche a lui. In laboratorio ho imparato ad essere molto precisa e a mantenere gli impegni che prendo. Una disciplina che prima non avevo. Ma anche se il lavoro mi distrae e mi appassiona, essere rinchiusa lontana dai miei bambini è una sofferenza insopportabile. Tante detenute prendono “la terapia”, io l’ho rifiutata. Quelle medicine ti comandano, non sai più niente e non ti interessa più niente. Io, invece, voglio rimanere lucida. Preferisco piangere e sentire il dolore fino in fondo perché se lo sento poi lo digerisco e piano piano andrà via.”
Intervista realizzata da Enzo Del Verme