20 Agosto, 2016

Officina Creativa è entrata a far parte dell’Associazione per il Disegno Industriale (ADI) che riunisce progettisti, imprese, ricercatori, insegnanti, critici, giornalisti intorno ai temi del design: progetto, consumo, riciclo, formazione.

L’ADI si propone di promuovere e contribuire ad attuare le condizioni più appropriate per la progettazione di beni e servizi.

L’Associazione, il cui obiettivo è quello di promuovere la progettazione consapevole, interviene, infatti, nella progettazione di prodotti, servizi, comunicazione visiva, imballaggio, architettura di interno e nella progettazione ambientale.

L’ADI opera sia nel territorio nazionale che a livello internazionale. In particolare, in Italia riunisce oltre 1.300 soci residenti in tutto il territorio, attivi sia nelle iniziative della sede centrale di Milano che con manifestazioni autonome a livello locale con le sue 13 Delegazioni.

Abbiamo avuto l’occasione di incontrare il presidente di ADI Puglia e Basilicata, l’Arch. Roberto Marcatti, il quale ha gentilmente risposto alle domande degli studenti dell’Università LUISS Guido Carli di Roma, che hanno svolto un mese di tirocinio presso Officina Creativa nell’ambito del progetto VolontariaMENTE.

Incontriamo l’Architetto, insieme alla moglie, Cintya Concari, presso la loro residenza estiva, una ex manifattura tabacchi trasformata in una casa di charme nel centro storico di Zollino (LE).

Veniamo gentilmente accolti e condotti in un breve tour della proprietà. L’Architetto spiega agli studenti la storia della Casa Tabacchina e gli interventi di restauro che sono stati effettuati. La dimora coniuga magistralmente elementi di design ed innovazione con tradizione e storia, in un’alchimia perfetta tra antico e moderno.

La curiosità degli studenti e l’estrema cordialità dei padroni di casa, conducono immediatamente ad una chiacchierata ed uno scambio di prospettive su tematiche quali: ambiente, design di prodotto, innovazione sociale.

Abbiamo, in particolare, posto alcune domande all’Arch. Marcatti.

Buongiorno Presidente. Siamo lieti di aver ottenuto l’inserimento di Made in Carcere nell’ADI. Come è venuto a conoscenza del progetto, e di Luciana Delle Donne?

Conoscevo Luciana Delle Donne già prima di assumere il ruolo di Presidente della Delegazione ADI Puglia e Basilicata. Nutro da sempre un interesse per tematiche sociali e territoriali specifiche, e sono sempre alla ricerca di progetti portati avanti da innovatori sociali, come quello di Made in Carcere o di XFOOD (Ristorante Sociale a San Vito dei Normanni, Brindisi).

In particolare cerco progetti che abbiano una sfida progettuale, che abbiano un qualcosa da dire, un messaggio da veicolare. Ritengo che a monte di un grande progetto ci deve essere una grande volontà di trasmettere un messaggio.

Io stesso, insieme a mia moglie, abbiamo partecipato a diversi programmi di cooperazione internazionale, guidati dalla consapevolezza che servono lenti diverse per vedere nuovi scenari. Spesso mi sento un diverso, un sognatore. I grandi sognatori vengono presi per matti, folli, ma ad essi basta una piccola notizia, una persona che li capisca, per avere la forza di andare avanti, di proseguire.

Come crede che il sistema industriale del design italiano possa evolversi nei prossimi anni in tema di sostenibilità e di responsabilità sociale dimpresa?

I progettisti devono occuparsi di salvaguardia e tutela e devono acquisire la consapevolezza che con il loro lavoro possono cambiare la vita della persone.

Bisogna considerare che attualmente solo il 10% della popolazione mondiale lavora ed usa il design, quindi bisogna che la cultura del progetto inizi a pensare, progettare e produrre oggetti, sistemi, ricerche e servizio per il restante 90% della popolazione globale.È, dunque, fondamentale che il design intercetti i bisogni attuali e metta in atto un processo di redistribuzione, utilizzando materiali innovativi e creando prodotti più consapevoli e fruibili.

Il design da sempre mette al centro l’uomo e porsi l’obiettivo di migliorarne le condizioni di vita, in qualsiasi parte del pianeta,

non ci devono essere differenze tra una parte del pianeta ricca e opulenta , e l’altra ridotta alla fame e alla sete, dove la prima parte sfrutta e usufruisce anche delle risorse ambientali e naturali di quei Paesi meno fortunati non lasciando NIENTE sul territorio.

Il benessere oggi non è certo uno status, ma è anche tempo, salute, un nuovo ordine mentale, la consapevolezza di aiutare ed interagire con altri popoli ed altre culture, dalle quali si può anche trarre beneficio reciproco dalla CONOSCENZA.

Dunque, c’è ancora molto da capire su ciò che le persone e sopratutto le imprese, interpretano per definire una parola “design” molte volte stra – abusata e stra – usata in modo impreciso ed improprio.

E’ importante considerare che se si ripensa il concetto di design è anche possibile creare nuovi posti di lavoro. Acquisendo sensibilità e consapevolezza di cosa il design deve essere, è possibile non solo migliorare il benessere dei cittadini, ma anche degli addetti del settore, creando nuovi posti di lavoro per le nuove generazioni che sono in grado di generare innovazione.

Il compito dell’ADI, in questo scenario, deve essere quello di agevolare il processo di trasformazione del sistema in toto, poiché, come già detto, servono lenti diverse per vedere nuovi scenari, consiglio a tutti la lettura di un libro straordinario

“Design for the real world” di Victor Papanek molto più attuale oggi di quando fu scritto dall’autore negli anni ’70.

Ringraziando l’Architetto per la sua disponibilità, ci lascia con uno spunto di riflessione tratto dal suo libro “Frasario per giovane designer – ovvero per ragazzo di belle speranze, in cerca di lavoro anche gratis” (R. Marcatti – Robin Edizioni, 2008):

“Dedicato ai folli, agli anticonformisti, ai ribelli, ai piantagrane, a tutti coloro che vedono le cose in modo diverso.

Costoro non amano le regole, specie i regolamenti, e non hanno alcun rispetto per lo status quo.

Potete citarli, essere in disaccordo con loro, potete glorificarli o denigrarli. Ma l’unica cosa che non potrete mai fare loro, è ignorarli.

Perché riescono a cambiare le cose, perché fanno progredire l’umanità. E mentre qualcuno potrebbe definirli folli, noi ne vediamo il genio.

Perché solo coloro che sono abbastanza folli da pensare di poter cambiare il mondo, lo cambiano davvero.”

(Steve Jobs)

www.adi-design.org