30 Gennaio, 2019
“Io non sono brava a parlare” – ci racconta Lola-
Lola ha sessantatré anni, capelli castani lunghi, sempre legati. Molto ordinata e precisa. Rispetta volentieri gli orari lavorativi e poterle fare un’intervista è stato veramente un’impresa difficilissima.
“Rispondo alle domande solo se siamo veloci e brevi, voglio proseguire con il mio lavoro”
Ci racconta di lei. “Entrare in carcere è stata un’esperienza terribile. Il primo anno l’ho passato rinchiusa in cella sul letto a piangere per tutto il tempo. Ho perduto tutto: la mia casa, i miei figli, la mia libertà. Era il 2011. Avevo fatto domanda di poter fare qualsiasi lavoro e dopo un anno la mia richiesta fu accolta. Ho iniziato a lavorare facendo la scopina, pulendo lunghi corridoi bianchi e grigi. Un giorno la sovraintendente mi chiese di lavorare in una sartoria che era stata da poco creata in un’ala del carcere. Accettai immediatamente la proposta.
L’espressione del volto di Lola all’improvviso si illumina! È felice per questa seconda possibilità che la vita ha voluto darle.
“Il percorso in Made in Carcere mi ha dato l’opportunità di ritornare alla vita, è stata per me una rinascita. Con questo lavoro posso aiutare i miei figli e mio padre molto malato, che ha bisogno di costanti cure. Sono profondamente grata per questa seconda possibilità! Questo metodo dovrebbe estendersi a macchia d’olio in tutte le carceri del mondo!”
Le chiediamo come immagina la sua vita tra qualche anno, quando avrà scontato la pena e tornerà in libertà: “Quando uscirò dal carcere vorrei continuare a fare questo lavoro, mi piace molto e ho riscoperto quella parte di me che sa creare e che può realizzare qualcosa di bello. Lo vedo ogni giorno quando sono vicino alla macchina da cucire come da uno sfrido “insignificante” possa venir fuori un prodotto prezioso”.
