17 Maggio, 2016
Made in Carcere innalza la BORSA Più GRANDE DEL MONDO per abbattere la RECIDIVA
6 metri d’altezza, 6 di lunghezza, 3 di larghezza ed una tracolla lunga 8 metri.
Una mega borsa in cui guardarci dentro, per obbligare ad osservare il mondo con occhi diversi: attraverso un percorso all’interno, Made in Carcere mostra come la recidiva si riduca grazie al lavoro nei penitenziari.
E’ realizzata, come sempre, dalle sartine detenute con tessuti recuperati dalle varie aziende sensibili al progetto che, in questo modo, danno nuova vita ai tessuti che vengono così re-immessi nel processo produttivo.
A reggerla è un’anima in alluminio, architettata da Officine Tamborrino.
Il percorso all’interno della borsa è studiato per evocare il passaggio dal buio della cella al colore del lavoro per arrivare alla luce di una possibile riabilitazione sociale.
La “Made in Prison Standing Bag” sarà esposta nello Spazio ADI di Via Bramante 42.
COMUNICATO STAMPA
Debutto al Fuorisalone di Milano per MADE IN CARCERE. Il brand della No Profit Officina Creativa s.c.s. con sede a Lecce, si presenta, ancora una volta, con una produzione/provocazione sul tema della “seconda chanche”. Grazie alla collaborazione con OFFICINE TAMBORRINO, azienda pugliese, di Ostuni (Br), leader nel settore della progettazione e produzione di arredi di design in metallo per uso residenziale e per spazi aperti alla condivisione, innalza la BORSA Più GRANDE DEL MONDO per abbattere la RECIDIVA.
Il dato sorprendente relativo alla RECIDIVA è che l’80% circa delle persone detenute che hanno avuto la possibilità di lavorare in carcere, non torna più in carcere. Esattamente al contrario, oltre l’80% delle persone detenute che non lavora durante il periodo di detenzione, torna a delinquere. (Fonte: giustizia.it).
L’installazione programmata per il Fuorisalone, dal 12 al 17 aprile, nello Spazio ADI di Via Bramante 42, reso temporaneamente agibile per la Settimana del Design, vuole essere un “URLO” nel silenzio del lungo viaggio intrapreso ormai da quasi un decennio da Made in Carcere nel mondo degli istituti penitenziari italiani, condiviso insieme alle aziende che, ancora una volta, in questa occasione, hanno contribuito al progetto liberando i propri magazzini da materiai inutilizzati, sostenendo così azioni ad alto impatto sociale ed ambientale.
La “Made in Prison Standing Bag” si presenta come borsa-esperienza.
Misure: altezza 6 metri, lunghezza 6 metri, larghezza 3 metri, lunghezza tracolla 8 metri
E’ stata realizzata nelle Case Circondariali Femminili di Trani e Lecce grazie ai tessuti donati da diverse aziende tessili italiane che già in passato, come dicevamo, hanno dimostrato sensibilità al progetto di Made in Carcere, credendo, in particolare, nella possibilità di far rivivere tessuti dimenticati e inutilizzabili, come, ad esempio, rimanenze di magazzino, pezzi di campionari, ritagli di lavorazione, ma anche tessuti pregiati e selezionati, donati con gioia e rispetto per un’iniziativa ad alto impatto sociale ed ambientale. In particolare: SCHMID SpA – Consorzio Mare di Moda – CARVICO SpA, con i tessuti dal marchio LYCRA ®- ALTANA SpA – CANDIANI SpA – MELTIN’POT – MAGLIFICIO RIPA – SUARIA – JERSEY LOMELLINA SPA –TEXTRA – TAIANA VIRGILIO TESSITURA SPA – PIAVE MAITEX – LS di Luisa Savini – DOGI – INTERNATIONAL FABRICS – WEGAL & TRICOTEL S.p.a. – KRIZIA SPA – MIROGLIO spa – FLAVIA – CALIA – PADOVAN srl – TEXTILSAND – FADA TESSUTI – CRAVATTIFICIO ALBA – BORGINI JERSEY – BRUGNOLI GIOVANNI S.P.A. – CONFIDENCE SRL – EUROSTICK – TEXICO – TESSILE S.r.l. e tanti altri.
La parte in stoffa nasconde un’anima in metallo, smontabile, realizzata ad hoc dai tecnici e designer di Officine Tamborrino, che la rende, nel complesso, una struttura “visitabile”, uno spazio esperienziale. Sviluppata in tre parti unite tra loro, la “Made in Prison Standing Bag” vuol essere per chi vi entra all’interno, un’occasione per provare il buio di una cella detentiva. Ma non solo. Il percorso si divide in tre fasi, con l’attraversamento di tre diversi ambienti che sono stati creati, offrendo un graduale passaggio dal buio, ai colori, alla luce, proprio come la crescita che, all’interno del carcere, solo un’opportunità di lavoro può offrire.
Buio: vuol evocare la prima fase di insediamento nella cella, dalla dimensione classica di 3 mt x 2 mt (comunemente descritta “tre passi per due“).
Colore: inizia il percorso di riavvicinamento al mondo reale del lavoro, si conoscono regole e metodi di lavoro (che non costringono ma liberano, davvero, in questo caso) oltre che le tipiche tecniche di sartoria.
Luce: gioia e felicità per la consapevolezza acquisita di poter contribuire ad un buon uso del mondo.
Questo è il percorso di VALORI FORZATI per cui ogni giorno lavora il team di MADE IN CARCERE.
MADE IN CARCERE propone un’ampia linea di gadget etici personalizzati, con un approccio di marketing sociale. Insieme alle imprese che collaborano al progetto, si punta sempre a lanciare un messaggio di buon uso del mondo, creando alternative ai manufatti “cinesi” realizzati con materiali che distruggono il Pianeta e sfruttano e le risorse umane. Ultima avventura di Made in Carcere nel settore fashion, il lancio del papillon con il nuovo brand 2nd Chance – Made in Prison, oltre ad accessori sempre originali dal design ricercato. Mentre nel settore del food legato ai temi della natura, a breve debutterà con biscotti e Orti verticali nelle carceri minorili. www.storemadeincarcere.it.
Con la “Made in Prison Standing Bag” Made in Carcare riprova, di fatto, a battere il Guinnes dei primati della borsa più grande del mondo. L’esperimento fu già tentato nel 2009 con la creazione di una borsa decisamente fuori misura, di circa 3 metri per 2, ma non tridimensionale come l’attuale, la cui presentazione in anteprima al salone internazionale della casa – Macef di Rho-Milano fu pure compromessa da problemi tecnici, tra cui pioggia e maltempo. Questa volta una solida anima in alluminio la renderà non solo più forte ma, soprattutto, tridimensionale, con la possibilità di poterci anche entrare all’interno.
“E’ sempre un grandissimo piacere sostenere le splendide iniziative di Made in Carcere – dice Romina Barelli di CARVICO, tra le aziende di produzione tessile che sostengono il progetto. Ammiriamo l’impegno e la dedizione profusi a favore delle donne che ad un certo punto della loro vita si sono un attimo smarrite. Dare loro una seconda chance è ammirevole; aiutarle, sostenerle e accompagnarle nel loro cammino verso un futuro migliore ha un valore immenso”.
Continua la pacifica invasione di ORTI VERTICALI. L’obiettivo è conquistare il mondo ripartendo dal VERDE!!!
Aromi mediterranei, erbe officinali, ortaggi, fragole. C’è spazio per tutto questo anche dove spazio non c’è.
Si può coltivare dove meno te lo aspetti, basta volerlo e investire nell’anima verde che ognuno di noi ha. Con questa convinzione “Made in Carcere” ha promosso il progetto ORTI VERTICALI.
Anche in questo caso sono tessuti recuperati e confezionati per contenere terra, semi e piante, a dare vita ad un prodotto creativo che consente di avere piccoli grandi ORTI VERTICALI a portata di mano, grazie ad una originale soluzione che punta… in alto!
ORTI VERTICALI – Il progetto
Obiettivo principale è quello di offrire a donne e uomini detenuti la consapevolezza dei ritmi della Natura – dei quali vengono privati con la reclusione – cercando di costruire un feeling con quello che essa può dare all’uomo (se è lui a prendersene cura, non abusando e sfruttando in modo dissennato). “Difendiamo il Pianeta o si difenderà da solo e a proprio modo – dice Luciana Delle Donne, fondatrice di Made in Carcere, presentando il progetto – noi consumiamo come se avessimo tre o quattro pianeti a nostra disposizione ma, forse non è chiaro, ne abbiamo uno solo”. Questo progetto desidera, infatti, avvicinare quante più persone alla Natura ed alla consapevolezza dei suoi ritmi, che non sono quelli del mondo virtuale. E’ nato per offrire una sorta di “nature therapy” a persone in stato di detenzione ma adesso va oltre, contaminando fiere e scuole.
Dopo l’exploit allo scorso Salone del Gusto di Torino e prima di debuttare ufficialmente all’EXPO 2015 (Luciana Delle Donne è Ambassador di WE-Women for Expo), il progetto ORTI VERTICALI prosegue ed in questi mesi entra ancora più nel vivo con una serie di iniziative.
ORTI VERTICALI in carcere
Dopo l’esperienza avviata nel carcere di Borgo San Nicola di Lecce, gli ORTI VERTICALI arrivano in altri penitenziari italiani.
Il Direttore del Carcere di Poggioreale (Napoli) e il Comandante del Carcere Militare di Santa Maria Capua Vetere (CE), hanno accolto con entusiasmo gli orti realizzati ad hoc dalle detenute di Borgo San Nicola, al fine di avviare un percorso sperimentale di utilizzo degli orti verticali grandi e piccoli con i reclusi, ai quali così si restituisce la possibilità di godere di un pezzo di natura.
Ben 16 differenti specialità aromatiche e poi ortaggi e soprattutto tante fragole negli ORTI VERTICALI di varie misure che adesso crescono nei due penitenziari.
Orti portatili, da appendere al muro e da indossare, provocatoriamente, come borsetta, ce n’è per tutti e per tutti i gusti.
In CARCERE c’è chi ritrova profumi dimenticati
a SCUOLA, invece, chi magari non li ha mai conosciuti davvero
e a stento riconosce la differenza tra menta e rosmarino…
ORTI VERTICALI A SCUOLA
Il progetto ORTI VERTICALI per la prima volta entra a scuola. Ed è così che Luciana Delle Donne, lo scorso 13 aprile, nell’I.I.S.S. “R. Gorjux – N. Tridente” di Bari, ha dato il via al primo laboratorio di agricoltura verticale attraverso la creazione di oltre 50 ORTI VERTICALI portatili. Simpaticamente, per attrarre l’attenzione dei ragazzi, è stata proposta anche una borsa tracolla con tasche per piante!
Made in Carcere ha integrato il percorso ospitando nel progetto anche Lifestyle Studium, del noto Dott. Domenico Meleleo, e EMS Ente Modelli Sostenibili, per affrontare argomenti fondamentali come la sostenibilità, la consapevolezza alimentare e la nutrizione sportiva in età evolutiva. L’intervento si propone di mostrare ai ragazzi come scegliere i cibi, individuare quelli potenzialmente dannosi e di conoscere alcuni aspetti psicologici che influenzano le preferenze e il comportamento d’acquisto degli alimenti.
Con gli ORTI VERTICALI di Made in Carcere, si è cercato di coinvolgere nell’esperienza i giovani studenti, invitandoli a coltivare in casa o sul proprio balcone, aromi, erbe officinali e ortaggi. Si parte dal principio di poter usare quello che già c’è a disposizione, riciclando il materiale che altrimenti andrebbe al macero, come i sacchi di juta del caffè donati dal famoso Caffè Quarta di Lecce. Soluzioni decorative originali, ma anche una tecnica utile perché permette di avere sotto mano erbe mediterranee e ortaggi con in più la soddisfazione di averli coltivati tutti da sé.
ORTI VERTICALI ANCHE A VINITALY e SALONE DEL MOBILE
Made in Carcere ha portato i suoi ORTI VERTICALI al Vinitaly di Verona. Un’installazione di erbe di vario genere ha ricoperto un’intera parete dello stand delle Tenute Emera di Claudio Quarta Vignaiolo, da sempre vicino ai principi di Made in Carcere. Per quattro giorni, acqua ed annaffiatoio alla mano per alimentare gli aromi mediterranei che hanno viaggiato dal Salento (ORTI VERTICALI cuciti dallE detenute dell’istituto penitenziario di Borgo San Nicola di Lecce) a Verona, per promuovere le buone prassi di un tempo e soprattutto più biologico e fai da te. Ottimo il risconto: in tanti si sono avvicinati non solo per ammirare ed annusare i profumi dell’orto ma anche, in taluni casi, per offrire un po di cure ad esso.
Ottima esperienza anche quella del Salone del Mobile. Made in carcere vi ha preso parte aderendo a Feeding Creativity, l’esclusivo progetto made in Puglia che coniuga food, design e innovazione sociale a cura di Officine Tamborrino e Xfood: uno spazio sociale unico, molto simile ad un ristorante ma che ha offerto nutrimento di cultura, aggregazione e innovazione sociale. Made in Carcere era presente con i tessuti di recupero, destinati altrimenti al macero, cuciti dalle sartine detenute: cuscini e tovagliette coloratissimi e piccoli orti verticali portatili.